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"Un anno fa ho chiuso la trentesima edizione di Latina Didaxis convinta che sarebbe stata l'ultima. Si era raggiunto un traguardo di tutto rispetto e nel corso di quell'incontro intitolato "Gli stati generali del Latino" il tema "latino" era stato affrontato in Un'ampia gamma di prospettive. Ma poi, a fronte di questa mia scelta di non continuare, si è levato un coro di proteste e di incitamenti a proseguire (non lo dico usando la convenzionale formula che è di prammatica per chi si autocandida all'elezione di qualche ruolo importante). Così ho pensato "Abbiamo fatto trenta, facciamo trentuno!". Del resto sarebbe stata questa l'edizione del trentennale, che cade in un momento di grande fermento per ciò che attiene le discipline classiche. Da Gennaio, con la seconda edizione della Notte Nazionale del Liceo Classico, le iniziative per salvaguardare le prerogative del liceo classico si sono susseguite, anche se non sempre declinate in modo d^ favorirne la causa. E non che sia cambiato molto dallo scorso anno, tutto continua a ruotare intorno al dilemma assillante "Traduzione sì, traduzione no". Si tratta in ogni modo di un'alternativa mal posta alla quale si potrebbe salomonicamente rispondere: "Traduzione sì, ma non così". Demando ai colleghi che prenderanno parte alla Tavola rotonda il compito di affrontare più dettagliatamente questo aspetto. Sta di fatto però che nel Concorso a cattedre da poco partito non è stata prevista la prova di traduzione, come ha giustamente sottolineato Tullio Gregory, né dal greco né dal latino. Mi fermo qui. Dalla presenza oggi di relatori, esperti principalmente della prospettiva linguistica del latino, si può comprendere che sarà soprattutto la lingua latina a tenere banco. Come ho avuto recentemente occasione di scrivere su "Latinitas", anche analizzando i risultati delle ultime due edizioni di "Latina Didaxis", pur nella varietà dei vari interventi, il latino è soprattutto un fatto di lingua. Credo che quanti di noi si sono appassionati al mondo romano, lo abbiano fatto passando per la lingua dei latini, forse proprio perché allora nessuno dei nostri insegnanti sentiva minimamente la necessità di giustificarne lo studio, e noi oggi, con tutte le risorse metodologico-linguistiche che abbiamo acquisito, perché dovremmo privare i nostri giovani allievi della possibilità, della sorpresa almeno, di scoprire ad esempio che grazie al latino ogni parola italiana vale il doppio?" (Dalla Presentazione)